1. Infusione: versare acqua bollente sulle erbe in una brocca e coprirla per alcuni minuti. Per fare un’infusione di cortecce e radici, devono essere estratte bene e lasciate in riposo per 20 minuti. Dopo colare.
2. Decotto: si precede eventualmente con una macerazione in acqua fredda di due o tre ore e si effettua aggiungendo le parti della pianta che contengono le sostanze attive in acqua fredda, potabile o meglio ancora distillata, secondo le quantità prescritte; si porta il tutto ad ebollizione e si lascia bollire per 5-30 minuti a fuoco lento (in base al tipo di droga e alle necessità). Durante questo periodo le fonti erboristiche cedono lentamente i propri principi attivi, che passano nell'acqua insieme a componenti indesiderate, alcune delle quali sono poi allontanate per filtrazione.
3. Macerazione: collocare le erbe a bagno in acqua fredda. Foglie, fiori e semi devono riposare per 12 ore; cortecce e radici devono essere lasciate da 16 a 24 ore. Dopo colare.
Succhi
Si ottengono centrifugando e colando o meno il passato a seconda della preferenza. Devono essere usate erbe o frutta fresca e vanno preparati al momento della utilizzazione.
Sciroppi
Miscelare il succo o un decotto (preparato come sopra) e aggiungere zucchero o miele. Può essere bevuto freddo o caldo.
Bagno
Cucinare le erbe per un tempo di 20-40 minuti, colare e mettere il liquido ottenuto nell’acqua che sarà utilizzata per un bagno.
Cataplasma
Le erbe al naturale possono essere utilizzate direttamente sulla parte dolorante, infiammata o ferita.
Gargarismi
Preparare le erbe in forma di decotto ben concentrato. Fare i gargarismi più volte al giorno.
Inalazione
Collocare le erbe in una brocca con acqua bollente e aspirarne i vapori.
Quindi, i benefici di quelle che sono chiamate “droghe vegetali” si tramandano di generazione in generazione. Quasi tutto il mondo ha già sentito parlare di ciascuna pianta, foglia, radice, corteccia, radice e fiore che aiuta ad alleviare i sintomi di un raffreddore o altre indisposizioni. Unendo scienza e tradizioni varie istituzioni di vigilanza sanitaria sono volte a rendere popolari queste preziose conoscenze chiarendo però quando e come le droghe vegetali devono essere usate per ottenerne gli effetti benefici.
L’aglio, per esempio, ha un riconosciuto effetto espettorante ed è spesso usato in acqua calda. Invece, per ottenerne meglio le proprietà terapeutiche, l’ideale sarebbe lasciarlo macerare o meglio ancora, riposare in acqua a temperatura ambiente.
Inalate, ingerite, usate in gargarismi o nell’acqua del bagno, le droghe vegetali hanno una specifica forma d’uso e l’azione terapeutica è totalmente influenzata dalla modalità di preparazione. Alcune contengono sostanze che si degradano ad alte temperature e per questo devono essere estratte mediante macerazione. Mentre le cortecce, radici, steli, semi e alcuni tipi di foglie devono essere preparati in acqua calda. Frutti, fiori e gran parte delle foglie devono essere preparati per mezzo d’infusioni, versando acqua bollente sul prodotto coprendo e aspettando un tempo prestabilito prima di ingerirlo.
Le droghe vegetali non possono essere confuse con i medicamenti fitoterapici. Ambedue sono ottenuti da piante medicinali, ma elaborate in forma differenziata in quanto le droghe vegetali sono costituite da pianta secca, intera o tagliata in piccoli pezzi utilizzata nella preparazione delle bevande, i medicamenti fitoterapici sono prodotti tecnicamente più elaborati che si presentano nella forma pronta per l’uso (compresse, capsule e sciroppi).
Tutte le droghe vegetali approvate dalla farmacopea ufficiale sono destinate ad alleviare i sintomi di bassa gravità, ma devono essere seguiti i consigli presenti sull’imballaggio dei prodotti, di modo che l’uso corretto non comporti problemi alla salute come reazioni avverse o tossiche.
Queste affermazioni sulle proprietà curative degli ingredienti utilizzati nella preparazione di pietanze richiamano le innumerevoli volte che, realizzando ricerche sulle pratiche di cura con le erbe medicinali, ho sentito dire “questo è un rimedio ma è anche cibo” o “ esso serve per mangiare, per riempire la pancia, ma è un santo rimedio”. Cibo e rimedio camminano insieme. L’uno è difficilmente pensato svincolato dall’altro.