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La dieta mediterranea

21/06/2011

piramide della dieta mediterranea      
Gli italiani amano sembrare grandi intenditori di piatti elaborati ma alla fine preferiscono l’imbattibile dieta mediterranea.  

Decantiamo con orgoglio la nostra cucina, a buon ragione, visto che la dieta mediterranea è stata riconosciuta patrimonio orale e immateriale dell’umanità dall’UNESCO.  

La storia del benessere legato alla nostra alimentazione parte da lontano, dal 1945, quando un medico americano si accorse che le patologie cardiovascolari in Italia erano meno diffuse che altrove. “Tutto merito della buona tavola” disse. Oggi però Ancel Keys – così si chiamava il medico - salterebbe dalla sedia spulciando i dati di una ricerca condotta dall’Università di Bologna. A quanto pare sulla sana dieta dei nostri nonni abbiamo le idee un po’ un confuse: c’è chi pensa che il colesterolo sia nel pane o che la verdura contenga proteine in quantità.  

Otto persone su dieci sostengono di conoscere la dieta mediterranea, eppure quando si tratta di spiegare in cosa consiste il 55% risposte sbagliate, per esempio che nella pasta ci sono i grassi, il 25% non lo sa e solo il 20% risponde correttamente.  

Il Professor Alberto Ritieni del Dipartimento Scienza degli Alimenti Università Federico II di Napoli ci ricorda che “ Alimentarsi bene è necessario e deve essere una priorità per tutti e non solo di chi è in uno stato patologico o di chi ha problemi di peso corporeo. Ma alimentarsi seguendo i principi della dieta mediterranea rappresenta per noi non solo mantenersi in salute e quindi avere un impatto a breve termine ma anche consumare meno carne – soprattutto carne rossa – il che si traduce in un più vantaggioso impatto ambientale nel lungo termine”  

Ecco perché, per esempio, sempre più le cucine pluristellate esaltano la dieta mediterranea, con portate che rispettano la specificità della materia prima e che non a caso vengono servite in ambienti sensoriali, curate nei dettagli, con arredi e mise en place selezionati che si possono finanche acquistare e dove nel piatto  finisce un mix di benessere e gusto.  

“I miei piatti si trovano perfettamente in linea con i principi della dieta mediterranea, proprio perché utilizzo ingredienti di stagione, un principio fondamentale per la dieta mediterranea.”. Vito Giannuzzi Executive Chef Ristorante Torre Maizza, Savelletri di Fasano si è posizionato in finale al concorso dello scorso 24 maggio per lo Chef emergente 2011. Il volto dello chef gira sul web da diversi giorni, non così,  le ricette dei piatti realizzati, magari, da provare a realizzare in casa.
 

Nella Cerino | commenta

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Cucinare a impatto zero

20/06/2011

 

Nel mondo circa due miliardi di persone possono contare solo sulla legna per un pasto cotto. Non dipendere dalla legna vuol dire risparmiare energia e denaro ed evitare deforestazione, inquinamento, esposizione prolungata a fumi tossici.
Simili ad antenne paraboliche, le cucine solari ricoprono un' importanza vitale in tutti quei Paesi in via di sviluppo dove mancano totalmente le costose fonti di energia per alimentare le cucine, come ad esempio il gas, che noi diamo per acquisite.

Grazie all'aiuto delle organizzazioni non-profit in Nepal, Somalia, Kenya ,Ciad e in tante altre nazioni asiatiche e africane l'utilizzo della cucina solare è oggi molto diffuso. Queste popolazioni si sono ormai abituate ad utilizzare l'energia inesauribile del sole per cucinare i pasti giornalieri e bollire l'acqua.

  cucina solare in Nepal  

Il funzionamento di queste parabole è molto semplice, riflettono e convogliano i raggi solari in un unico punto dove alte temperature (fino ai 220°) alimentano e scaldano una piastra al centro sulla quale si poggia la pentola. In circa 60 minuti è possibile cuocere un pasto a base di riso e verdure. Per poter usufruire delle massime temperature è tuttavia necessario spostare ogni 20/30 minuti la parobola in base ai raggi solari (utilizzando l'indicazione dell'apposito segnaombra).
Sul mercato italiano ci sono diverse aziende che vendono pannelli che sfruttano questa tecnologia come ad esempio la Kover snc e la  Biogrì.

Ci auguriamo che anche nei Paesi industrializzati, si diffonda l'utilizzo di queste tecnologie ad energia solare riducendo sia la dipendenza dalle costose ed esauribili fonti fossili che l'inquinamento che ne deriva dalle emissioni di quest'ultime.
 

staff nonnastella | commenta

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Il vino italiano trionfa nel mondo

14/06/2011

botti di vinoRecentemente la Commissione Europea  ha rilevato il sorpasso delle aziende vinicole italiane su quelle francesi nella produzione di vino. L'Italia infatti, con 49,6 milioni di ettolitri, supera nel 2010 la Francia che invece ne ha prodotti 46,2.
Sembrerebbe quindi già passata la grande crisi economica che ha colpito l'industria vinicola italiana degli ultimi anni. Soprattutto se si considera un ulteriore aumento del 15% nell'ultimo bimestre delle esportazioni totali, di cui ben il 31% negli Stati Uniti che sembrano apprezzare sempre di più i nostri vini. Dati incoraggianti se consideriamo che il valore delle esportazione è pari a 3,93 miliardi di euro.

Tuttavia è necessario fare delle precisazioni. La Francia l'anno scorso, per via della crisi, ha contrastato la flessione della domanda delle esportazioni dell'inizio dell' anno 2010 riducendo sensibilmente la produzione di vino. Ha quindi preferito non abbassare il prezzo dei propri vini adeguando l'offerta alla domanda. Questa strategia tuttavia non ha giocato a suo favore vista l'improvvisa e importante ripresa della domanda da parte dei Paesi importatori. In tutto questo  l'Italia ne ha giovato continuando a produrre e vendere i propri vini anche se a prezzi più bassi nel periodo di crisi, riuscendo così a soddisfare pienamente la domanda dell'ultimo periodo di ripresa.

Questo primato seppur incoraggiante, lascia trapelare il principale problema dell'industria vinicola italiana, ossia la bassa capacità da parte delle aziende italiane vinicole a trasmettere sul mercato la buona qualità dei vini italiani.
Difatti i prezzi dei vini restano comunque molto bassi, ad esempio il prezzo medio di un vino italiano negli Stati Uniti è di circa 5/6 dollari contro i 24 di un litro di vino francese.
Il prossimo importante obiettivo delle aziende vinicole sarà quindi, attraverso anche una maggiore promozione dei marchi , quello di puntare sulla qualità dei vini e non tanto sulla quantità, per non vedersi svendere vini DOC e IGP o far concorrenza con vini generici a Paesi  che dispongono di grandissime superfici coltivabili  (es. Australia, Cile ecc.) e che non devono sottostare alle nostre rigide regole.

 

Staff nonnastella | commenta

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